Tutto ciò di cui
politicamente possiamo parlare, riguarda il denaro: che a seconda delle
circostanze viene denominato come : liquidità, moneta, aiuti, debito, credito,
acquisto di titoli, ecc.
Se discutiamo di sanità, di
stato sociale (volgarmente welfare), di F35, di lavoro, di pensioni, di scuola
ed Università, di opere pubbliche, di immigrazione, di costi della politica, di
sicurezza, di liberalizzazioni, di bilanci, insomma di ogni cosa, alla fine
della giostra ,stiamo discutendo di denaro! Ognuno discute, ognuno sentenzia,
propone, dispone, ma nessuno sa di cosa sta parlando. In particolare, non sa:
1) COSA è il
denaro.
2) DA DOVE proviene il denaro.
3) DOVE circola il denaro.
4) QUALI conseguenze determina l’applicazione di un
interesse sul denaro.
Buffo, vero? Sarebbe come
parlare di calcio senza neppure sapere che cos’è la palla!
Quindi:
COSA E’ IL DENARO?
Soffermiamoci un po’ su questa
definizione, poiché indispensabile per capire tutta l’economia.
Distinguiamo la differenza
tra beni reali e beni convenzionali:
Un bene reale è qualcosa di
cui ognuno può disporre in modo diretto ed immediato: una mela, una penna, una
bicicletta, un’auto, un treno, una casa, una sorgente d’acqua, un campo
coltivabile, , ecc
Un bene convenzionale, è
qualcosa che ti consente di accedere, data la convenzione sociale che lo
accetta, ad un bene reale.
Il denaro è quindi un bene
convenzionale.
Tecnicamente è l’unità di
misura del valore, del bene reale ed un velocizzatore di scambi. Ha un valore
convenzionale in quanto, non avendo alcuna copertura in oro ormai dal 1971, gli
viene dato da colui che l’ accetta come mezzo di pagamento, poiché questi
prevede a sua volta di poterlo cedere in cambio di altri beni e/o servizi.
Inoltre lo Stato lo impone per legge con il così detto “corso forzoso”, e a sua
volta lo accetta per il pagamento di imposte e tasse.
Conseguentemente, il denaro,
pur con tutti i distinguo del caso, anche sotto il profilo giuridico, realmente
ha lo stesso valore dei buoni pasto, del biglietto d’ingresso del Teatro, o del
Cinema, e di un francobollo: svolge la stessa funzione, cioè consente alla
domanda e all’offerta di incontrarsi, abbreviando i tempi di transazione. Con
la sola differenza che il biglietto lo gettiamo dopo il primo utilizzo.
A parte ciò, chiunque capisce
bene che quando andiamo a vedere uno spettacolo, non è il biglietto che
paghiamo, ma appunto, lo spettacolo: che ve ne fareste di un intero blocchetto
di biglietti, se non corrispondesse ad ognuno di essi la reale possibilità di
potere assistere ad uno spettacolo?
Tuttavia, secoli di
consuetudine, ci inducono a dire: “Paghiamo il biglietto!”
Ma notate però che, pur non
avendo alcun valore reale (intrinseco) se non siamo forniti di biglietto, non
possiamo accedere allo spettacolo. E gli attori rimarrebbero disoccupati.
La stessa cosa possiamo dire
per il francobollo.
Nessuno spedisce IL francobollo! Ma, notate anche qui,
che , come nel caso del biglietto, se non siamo forniti di francobollo, non
possiamo spedire il pacco, e gli impiegati perderebbero il lavoro. Allo stesso
modo dei due esempi , il denaro, di per sé, NON ha valore.
Da questa semplice
constatazione, deriva la logica conclusione che il biglietto, come il denaro,
non può essere emesso a debito, poichè sia il primo che il secondo sono già
stati pagati: il primo con una banconota, il secondo con il nostro lavoro. E
quale Ente potrebbe emettere denaro che non fosse a debito? Certamente non una
banca privata (tutte le banche sono private in Italia, e persino la BCE).
Dovrebbe quindi essere lo Stato ad emettere il denaro e a metterlo in
circolazione come ricevuta per l’avvenuto pagamento delle nostre prestazioni,
siano esse tempo lavorato, o merci prodotte, trasportate, o manufatti
fabbricati, e su questo pagamento non può gravare un fardello come il debito
pubblico, né tantomeno gli interessi che da esso illecitamente scaturiscono: il
denaro è la giusta ricompensa che ci viene data per produrre la reale
ricchezza, o, in via differita, per averla prodotta nel corso della nostra vita
lavorativa (pensioni).
Il francobollo e il biglietto
del Cinema diventano nostri, in
quanto da noi pagati con denaro, ricevuto in cambio di prestazioni reali.
Il denaro diventa nostro ( al portatore) in quanto
ricevuto in cambio di beni e/o prestazioni reali.
Lo Stato deve trasferire ai
cittadini la proprietà della moneta che essi guadagnano, come titolo al
portatore. E non dovrebbe quindi prenderlo “in prestito” da banche private che
lo creano (dal nulla) a costo zero. Ma questa è materia per la seconda domanda:
DA
DOVE PROVIENE IL DENARO?
Forse credete che tutti i
deputati europei, depositano nella BCE i propri denari perché questa a sua
volta li investa per sostenere l’economia di commercianti, aziende, e
famiglie europee?
Pensate che le cose possano
veramente andare in questo modo?
Rassicuratevi: le cose non
stanno così:
Emissione(cartacea) significa letteralmente :”Creare
da carta e inchiostro, banconote, stampandole ad un costo risibile, e prestarle
al valore impresso sul facciale, ovvero 5, 10, 20, 50, 100, 200, 500 euro!”
Le avrete viste migliaia di
volte in TV, quelle valanghe di biglietti di banca stampati che corrono veloci come un fiume in piena!
Esistono fondamentalmente due modi con cui il denaro
viene creato: per via “endogena” e per via “esogena”.
La via esogena, cui abbiamo
appena accennato, è quella usata dalla Banca Centrale di uno Stato o, nei casi
di Stati con sovranità monetaria, dallo Stato stesso per mezzo del suo Istituto
Poligrafico e del Ministero del Tesoro, dei quali il primo stampa materialmente
le banconote, e il secondo le emette essendosene attribuito la titolarità. Per la
zona euro, è la BCE che fa stampare ed
emette le banconote ad un costo di pochi centesimi l’una,. Questo denaro così
creato, assume anche in economia, il nome di “moneta ad alto potenziale”.
Vedremo subito perché.
La maggior parte del denaro,
(93% circa in Italia) viene creato dal
nulla a costo zero dalle comuni banche commerciali con il secondo sistema,
e viene chiamata moneta “endogena”, ( o credito bancario) poiché creata all’interno del sistema interbancario,
all’atto di erogare crediti (fidi, mutui,ecc.). A differenza della moneta esogena, quella endogena è assolutamente immateriale,
virtuale, scaturendo dalla tastiera di un computer, ed ha un costo ancora più irrilevante, prossimo
allo zero. A dir tutta la verità, non è
neppure denaro, bensì una promessa di
pagamento a richiesta (una specie di cambiale sulla fiducia, tanto è vero che
le banche lo inseriscono nei loro bilanci come proprio debito, al pari, appunto, di una cambiale)) .Le banche ne
possono creare in quantità quasi illimitata, poiché il limite è posto solo dal
loro patrimonio (moneta ad alto potenziale più proprietà e titoli),
moltiplicate fino a 50-100 volte ed oltre. Nelle riserve inoltre, vengono
conteggiati anche tutti i valori immobiliari e mobiliari , compresi titoli
derivati “spazzatura”.
Per capirci bene: LE BANCHE PRESTANO SOLDI CHE NON HANNO!
Questo sproporzionato
rapporto, che dovrebbe essere stabilito dalla legge, deriva da lontanissime
usanze risalenti a secoli fa, quando coloro che custodivano l’oro dei
cittadini, davano come ricevuta la “fede di deposito”, divenuta in seguito
“nota di banco”, da cui successivamente il termine “banconota”. Costoro si
resero ben presto conto che il rapporto fra coloro che tornavano a prelevare il
proprio oro, e quelli che lo lasciavano, sia per decesso, che per sicurezza,
che per comodità, o perchè avevano smarrito le “fedi di deposito”, era molto
alto. Questa semplicissima constatazione, indusse gli scaltri gioiellieri,
futuri banchieri, ad emettere e prestare
in vece dell’oro, molte più note di banco del corrispondente valore dell’oro
detenuto nei propri forzieri, ottenendo attraverso questo “moltiplicatore” del
denaro enormi somme in interessi. Le banche sanno benissimo che mai tutti i
clienti si presenteranno contemporaneamente a ritirare i propri contanti,( nel
qual caso si scoprirebbe che non ne posseggono che l’ 1-2% di quelli prestati)
e possono così impunemente lucrare prestando soldi che non hanno.
Non vi
è alcuna ragione tecnica al mondo che impedisca allo Stato l’emissione monetaria(lo sono
purtroppo gli sciagurati trattati firmati da una classe politica incompetente e
corrotta), e di stabilire per legge che i crediti erogati dalle banche debbano
equivalere ai risparmi raccolti. Se una banca vuole prestarne di più, dovrebbe
emettere proprie obbligazioni ad un tasso modesto, che lo Stato acquisterà con
moneta emessa dal Ministero del Tesoro. La banca lucrerà esclusivamente sulle
commissioni e sulla differenza fra interessi passivi ed interessi attivi.
Mantenendo in ogni momento la capacità di essere solvibile.
DOVE
CIRCOLA IL DENARO?
Per poter parlare di
“trasferimenti”, o di “redistribuzione”, o di “equità fiscale”, o di
“crescita”, di “sviluppo”, ecc.., dobbiamo avere ben presente da dove i soldi
partono, e dove arrivano, onde evitare di incorrere nel tranello della “coperta
corta”.
Vi sono attualmente in Italia
almeno 3.400.000 disoccupati, 10 .000.000 fra sotto occupati e precari, e
15.000.000 di pensioni da fame. Facciamo
due conti :3.400.000 X 20.000 = 68 miliardi/anno
10.000.000 X 6000 = 60
miliardi/anno
15.000.000 X 6000
(mediamente) = 90 miliardi/anno.
Fanno in tutto 218 miliardi
di euro che dovrebbe essere, euro più euro meno, la cifra annuale mancante
sulla quale si dovrebbe discutere. E che consentirebbe di realizzare quella
politica economica , contribuendo alla domanda interna (ora latitante) che
incentiverebbe le aziende a riaprire, a riassumere, a prosperare, e a pagare le imposte, dando
vita al circolo virtuoso dello sviluppo e della famosa crescita.
Crescita che, in tutti i
discorsi dei politici vediamo nebulosamente sfumare in un complicatissimo
intreccio di evanescenti “misure” che sanno di approssimativo, di incompetenza,
di fumo negli occhi, di temporeggiamento e di truffa.
I denari circolano, si
spostano, entrano ed escono, da tre comparti e solamente da questi:
Il bilancio interno privato
(cittadini, aziende, banche)
Il bilancio interno pubblico
o governativo (che è un foglio contabile dello Stato)
Il bilancio esterno delle
partite correnti (importazioni-esportazioni con l’estero)
Spostando risorse dentro
il primo settore, possiamo al massimo
fare opera meritoria di redistribuzione sociale , ma nulla di più: la ricchezza
non aumenta, e scarsamente lo sviluppo. Se poi consideriamo che la fetta più
consistente si trasferisce alle banche, sotto forma di interesse, la prima
misura di redistribuzione e la più ragionevole sarebbe quella di fare calare i
tassi d’interesse. Ma mi pare che non se ne parli proprio, nonostante i soldi
arrivino al - 0,4% dalla BCE.
Consideriamo ora lo
spostamento di ricchezze dal secondo al primo settore: questo vorrebbe dire un
sensibile calo delle imposte e tasse, ma mi pare che anche qui, semmai, si vada
in direzione opposta. Ed inoltre, come dicono i politici : “non ci sarebbero i
soldi per i servizi” (altra conseguenza assurda della permanenza nell’euro).
Rimane l’ultima possibilità,
ragionando in termini di legislazione
vigente: quella di reperire risorse aumentando le esportazioni: ma
recuperare uno squilibrio di 200 miliardi con la Germania, mantenendo il cambio
fisso dell’euro è pura fantascienza.
Quindi, che fare?
Ci vuole la risposta di
riserva: il Jolly: il secondo comparto (governativo) potrebbe, cambiando la legislazione, (art 105/A e
109 del trattato di Maastricht) decidere di immettere moneta sovrana nuova di
zecca ex nihilo, cioè dal nulla (come fanno ora BCE e banche private) e
sostituirsi a queste, o nazionalizzandole, o facendola emettere dal proprio Ministero
del Tesoro, evitando di prenderla in prestito ad interesse dalla BCE e
impedendo contemporaneamente per legge alle seconde(se private), di emettere
prestiti privi di copertura. La natura privata di alcune banche potrebbe anche
rimanere, ma queste dovrebbero dipendere dallo Stato per i rifornimenti di
liquidità aggiuntivi, emettendo proprie obbligazioni che lo Stato si
impegnerebbe a comperare a tassi ragionevoli. Diciamo 0,5% ad oggi (2016).
Lo spauracchio della
devastante inflazione che ne conseguirebbe, è una bufala colossale, in quanto
non è cambiando soggetto emittente che essa varia, dipendendo invece dal quantitativo di moneta emesso in
rapporto alla ricchezza prodotta, o producibile se tendiamo alla completa
occupazione. Ed inoltre abbiamo visto che ad oggi, sono proprio le banche ad
emetterne il 93%, per cui è controllando questa percentuale (con banche
pubbliche o a riserva 100%)che si
andrebbe ad incidere sull’economia reale.
Inoltre dobbiamo evitare il
ricorrente errore di confondere “inflazione” con “svalutazione”.
Una soluzione meno drastica
potrebbe essere quella di mantenere i rifornimenti in euro dalla BCE, ma dando
vita ad almeno una banca interamente pubblica che, ricevendo i denari dalla BCE
al -0,04%%, li girasse allo Stato, ad
esempio allo 0,3% invece che al 4% come accade ora. Sarebbero, a regime, circa 80 miliardi all’anno di interessi in meno da pagare! Non sarebbe la
soluzione risolutiva, ma porterebbe un po’ di respiro all’economia.
C’è inoltre un’altra
considerazione, molto sconfortante, su cui vorrei ritornare: essendo la BCE e
tutte le banche Italiane, istituzioni
private, hanno come obiettivo e per legge: la “sana e prudente gestione”(
D.Lgs. 14 Dicembre 1992 n. 481) e non il benessere dei cittadini. Quindi
decidono in piena autonomia A CHI concedere tutti i prestiti, determinando così
esse stesse la politica economica di un Paese.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELL’APPLICAZIONE DI UN INTERESSE AL DENARO
Esiste un aneddoto, un po’
blasfemo, ma molto simpatico che circola nell’ambiente dei “sovranisti”:
“La Madonna, alla nascita di
Gesù, si trova sprovvista di pannolini, e preoccupata, si fa prestare 1 euro da
un usuraio del posto al tasso del 4% per provvedere alla bisogna. Si dimentica
del debito contratto, e solo dopo 2000 anni se ne rammenta. Chiede allora
all’usuraio (che nel frattempo era migrato all’Inferno) quanto fosse il totale
della somma dovuta: capitale più interessi. Questi, con la massima naturalezza
le risponde: 1,13 X 10 alla 34 esima
euro. Ovvero 1,13 seguito da 34 zeri: una somma, per capirci, che ci
consentirebbe di comprare più di 700 globi grandi come la terra, di oro a 24
carati!”
Ignoriamo quale fu la
risposta della Madonna, ma supponiamo che, nel suo caso, non abbia avuto
difficoltà nel saldare l’usuraio. Il Padreterno, di pianeti ne aveva appena
creati diversi miliardi di miliardi di miliardi.
Battute a parte, questo
aneddoto ci fa capire la devastante conseguenza che l’applicazione dell’interesse
composto può, nel tempo, creare.
Per avere un raffronto
diretto, diremo che se si fosse trattato di interesse semplice del 4%, in 2000 anni, si sarebbero dovuti pagare solo 80
euro !
Anche se facciamo calcoli più
contenuti temporalmente, ci accorgiamo infatti che le conseguenze
dell’applicazione di un interesse, costruisce una curva esponenziale che ha la diabolica caratteristica di non essere
nei primi anni percepibile in tutta la sua gravità, salvo in seguito dimostrare tutta la sua forza anomala e
devastante, che tradotto in termini pratici, non consente matematicamente
l’estinzione del debito stesso.
E’, comunque la si voglia
interpretare, un trucco contabile, una vera e propria truffa.
Facciamo un esempio: la
formula dell’interesse composto è : CF=CP(1+Y)^X
CF è il capitale finale, dopo
X anni, mentre CP è il capitale iniziale. Y è l’interesse ed è espresso in forma percentuale, cioè
0,04 indica il 4%. Il simbolo ^ è il simbolo di elevamento a potenza.
Calcoliamo ora quanto sarebbe
dovuto dopo soli 10 anni per un prestito di 1000 euro al tasso del 4% (più o
meno l’interesse che paghiamo sul “debito” pubblico):
1000 X ( 1+0,04)^10 = 1480 euro.
Un vero e proprio furto, ma
contenuto. Calcoliamo ora ogni 10
anni. Ecco che a venti avremo : 2190 euro
A trenta avremo :
3242 euro
A quaranta : 4798
euro
A cinquanta : 7100 euro
A sessanta : 10 509 euro
A settanta : 15553 euro
Faccio notare che la
Repubblica Italiana, ha quasi settant’anni, e il “debito” pubblico lasciatoci
dalla AM lire degli USA era di circa 170 miliardi di lire dell’epoca e che , questo si è moltiplicato per più di 15 volte, solo per effetto degli
interessi!
Senza alcuna colpa da parte
del popolo Italiano.
Se invece vogliamo sapere
l’andamento degli interessi trimestrali (wikipedia voce: anatocismo):
Infine, qualche breve
concetto, che riassume in poche battute quanto abbiamo fino a qui appreso:
Nel nostro mondo economico, ogni singolo euro o
dollaro, viene emesso a debito. Cioè chiedendolo in prestito alla banche.
Logico e consequenziale è quindi che più
ricchezza e lavoro ci sono, e più denaro è in circolazione, e quindi più debito
c’è.
Se l’economia cresce, è solo perché “qualcuno”
monetizza beni e servizi da scambiare. Quindi: più economia = più lavoro = più
occupazione = più denaro = più debito. Se voglio spedire molte lettere, avrò
bisogno di molti francobolli. Se faccio entrare molti spettatori al cinema,
avrò bisogno di molti biglietti, e così via….
Il sistema si sostiene fino a quando il tasso di
crescita è superiore al tasso d’interesse. Nel caso contrario, il sistema
collassa.
Ma se il denaro fosse emesso come il biglietto dello
spettacolo, o il francobollo postale, l’economia girerebbe ed aumenterebbe
senza generare alcun debito: biglietto, francobollo e denaro sarebbero pagati
dai rispettivi beni dei quali consentono lo scambio.
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